Il gesto di Almirante e Berlinguer

Il gesto di Almirante e Berlinguer

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Tra un incontro e l’altro, più di una volta a Berlinguer venne in mente Pier Paolo Pasolini. Se fosse stato vivo, se avesse saputo dei colloqui con il fascista repubblichino fucilatore d’italiani, cosa avrebbe pensato, come avrebbe reagito?

È accaduto per davvero. Conosciamo i loro nomi: Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer. Ora sappiamo che s’incontrarono per quattro o sei volte tra il 1978 e il 1979. Sappiamo che il luogo prescelto era una stanza, accanto alla commissione Lavoro, all’ultimo piano di Montecitorio. Sappiamo che si vedevano preferibilmente nel deserto parlamentare del venerdì pomeriggio.
Sappiamo che soltanto quattro uomini ne erano a conoscenza, di cui tre sono morti. È rimasto un solo testimone: si chiama Massimo Magliaro, all’epoca era il portavoce di Almirante e il capo ufficio stampa dell’Msi.
Almirante e Berlinguer avevano deciso di scambiarsi informazioni riservate. Ma i colloqui tra i due leader rappresentano anche un gesto, un modo nobile di intendere la politica di cui oggi, nell’era dei social e dell’insulto mediatico, non rimane più traccia.

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Sull'autore

Antonio Padellaro

Antonio Padellaro ha cominciato nel 1968 il lavoro di giornalista all’Ansa e, dal 1971, per quasi vent’anni è stato al Corriere della Sera. Vicedirettore dell’Espresso, dal 2000 è stato condirettore e poi direttore dell’Unità. Nel 2009 ha partecipato alla fondazione del Fatto Quotidiano di cui è stato direttore fino al gennaio 2015.
Tra i libri pubblicati: “Senza cuore”, autobiografia di una generazione al potere (Dalai editore, 2000) e “Io gioco pulito” (Dalai editore 2009). Per PaperFIRST ha dato alle stampe “Il Fatto Personale” (2016) e ha curato il volume “C’era una volta la sinistra” (2019).

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